Il Tourist Trophy non è fatto solo di moto, con annessi suoni ed odori. E’ fatto, soprattutto, di momenti silenziosi….
In un epoca ormai dimenticata, quando le moto da corsa cantavano dagli scarichi liberi e i piloti diventavano miti per le vittorie e non per le televisioni; in un epoca quindi lontana e che io non ho vissuto, si dice che le corse vivevano un momento magico e quasi onirico alla partenza. Quando i tempi non erano dettati dalla cadenza degli spot anche la partenza seguiva i propri ritmi.
I piloti si allineavano sullo schieramento e spegnevano i motori. Si partiva a spinta, e in quei momenti di attesa calava sul percorso un silenzio irreale, carico di tensione, di sogni e di promesse, nonostante la sua essenza effimera, destinata a squarciarsi dilaniata dall’urlo di trenta e più motori. Nondimeno, un momento magico e dilatato nel tempo dalla tensione di piloti e spettatori. Oggigiorno le moto da corsa non hanno lo starter e non vanno in moto a spinta (che contraddizione evidente!!), il motogp è dimensionato su 3 breaks pubblicitari, la sequenza di partenza dettata dalle esigenze degli sponsor. Anche al TT le partenze avvengono col motore in moto, tuttavia qui è rimasto qualcosa che ci riporta alle antiche corse, e a quei magici momenti di silenzio.
Per trovarlo, bisogna andare in un punto qualunque del percorso : gli spalti naturali, siano essi muretti, scarpate erbose o giardini di case, brulicano di un andarivieni di spettatori che comincia, nei luoghi più affollati e popolari, almeno un paio d’ore prima della partenza.
Ognuno sceglie il posto che reputa migliore, magari cammina lungo il percorso per altri duecento metri in modo da godere di una visuale più ampia. Si scambiano quattro chiacchere con gli onnipresenti marshals, vere icone isolane, coi quali si fanno i pronostici per la corsa imminente, per il meteo della giornata, si ricordano edizioni memorabili o piloti ormai immortali.
Tutto questo fino al momento della prima partenza; improvvisamente la strada si svuota, il pubblico è confinato nelle zone consentite, i marshals prendono posizione. Non si parla più, e solo radiocorsa gracchia sommessa in sottofondo coi marshals che rilanciano quasi sottovoce i primi rilevamenti cronometrici. Tutti in silenzio, ad aspettare; in incredibile silenzio, per un tempo che, a seconda della posizione degli spettatori dura da uno a sedici minuti. Ad aspettare di poter sentire il rombo della incredibile cavalleria che si è lanciata nell’inferno del mountain course.
In corsa la visuale del pubblico è limitata ad un tratto di strada, non così l’udito, che ci permette di capire quanto veloce si sta avvicinando il concorrente, ci fa immaginare il percorso, le sue accelerazioni, le sue staccate. Se siete a Brandywell, dove inizia la discesa dalla montagna, lo sentirete per più di metà della salita, dal Guthrie Memorial; quando sarà passato, lo sentirete almeno fino a Creig ny Baa, e saprete in ogni momento se sta andano forte oppure no. A Glen Vine, sentirete benissimo la staccata di Union Mills, un paio di chilometri prima, e li avrete a portata di orecchio ancora per un bel po’ prima di perderli. Riuscirete anche a prevedere con 2 miglia di anticipo se si sta presentando un concorrente isolato oppure un gruppetto.
Poi, dopo che tutti i piloti sono passati la prima volta, cala di nuovo il silenzio in attesa del secondo giro. Un silenzio più breve, perché i primi sono sempre più vicini agli ultimi partiti, e già dal terzo giro i passaggi si susseguono quasi senza soluzione di continuità.
Alla sera, tornando a casa, si cammina euforici, la testa leggera e piena di immagini meravigliose, rumori esaltanti, e quegli irripetibili, impagabili silenzi.
20 giugno 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento